Monza (, AFI: /ˈmonʦa/; Monscia in dialetto monzese, [ˈmÅ©Ëʃa]) è un comune italiano di 123 102 abitanti, capoluogo della provincia di Monza e della Brianza in Lombardia e centro di una delle aree più produttive d'Europa. È il terzo comune della regione Lombardia per popolazione, preceduto da Milano e da Brescia.
In epoca romana è attestata come Moguntiacum (Joannes Georgius Graevius, Thesaurus antiquitatum et historiarum Italiae: Ligurum et Insubrum, seu Genuensium et Mediolanensium), ma altri autori segnalano il vicus di Modicia, anche se nel territorio monzese sono state rinvenute testimonianze di presenze umane molto anteriori. Monza si trovava sulla Via Aurea o Via Spluga, strada consolare romana diretta a Lecco e al passo dello Spluga.
La città conobbe un periodo di particolare rilevanza politica e di intenso sviluppo artistico durante il VII secolo, quando fu capitale estiva del Regno longobardo; in seguito la città entrò nei domini del Sacro Romano Impero, pur con ampi margini di autonomia, e infine, dall'XI secolo, entrò nell'orbita di Milano. Monza è stata inoltre sotto la signoria dell'illustre casato dei Principi Morigia alleati dei Visconti. Libero comune nel XIII secolo, nel XIV secolo Monza entrò nei domini dei Visconti di Milano, dei quali seguì la sorte passando poi sotto il dominio della potente famiglia Durini di Milano in pieno periodo di dominazione spagnola. I Durini diedero alla città e a tutto il suo esteso territorio un impulso economico e culturale di grande rilievo, costruirono importanti edifici commissionati ai più importanti architetti del tempo, diedero vita a grandi campagne decorative nei loro palazzi così come nel Duomo, in cui operarono gli stessi artisti scelti dai Durini per il fastoso palazzo di Milano in via Durini. I Durini furono determinanti oltre che per i rapporti che tenevano con gli Asburgo e per il prestigio della loro corte che tenevano a Monza di artisti e intellettuali a influenzare la scelta di Maria Teresa d'Austria a portare proprio in questa città la corte asburgica, edificandovi così la villa arciducale, ora chiamata Villa Reale. I Durini dominarono la città e il suo territorio fino alla fine del regime feudale. Monza rimase poi sotto il dominio austriaco, fino a diventare parte, nel 1859, del Regno di Sardegna (poi Regno d'Italia dal 1861).
Il 29 luglio 1900 viene assassinato a Monza, per mano dell'anarchico Gaetano Bresci il re d'Italia Umberto I. Nel 1910 venne ultimata la Cappella Espiatoria, costruita per commemorare il decennale dell'uccisione del sovrano.
In tutte le direzioni del nucleo originario della città , riunite attorno al duomo di San Giovanni Battista e all'Arengario, sono recentemente emerse aree residenziali e industriali. Monza, già centro tessile e artigianale specializzato in fabbriche di cappelli, ora è diventato un importante centro industriale (ingegneria, industria elettrica, alimentare, cartaria, plastica e abbigliamento e tessile) e servizi, in particolare centri commerciali.
È, inoltre, particolarmente nota per la presenza dell'Autodromo nazionale, dove si disputa il Gran Premio d'Italia di Formula 1.
Il suo territorio è attraversato da nord a sud dal fiume Lambro. All'ingresso a nord nel centro storico, fra le vie Zanzi e Aliprandi, una biforcazione del fiume creata artificialmente a scopo difensivo nei primi decenni del XIV secolo dà luogo al Lambretto, che si ricongiunge al corso principale del Lambro alla sua uscita a sud dall'antica cerchia delle mura (oggi interamente demolite). Un altro corso d'acqua, anch'esso artificiale, è il Canale Villoresi, realizzato nel XIX secolo, che attraversa il territorio di Monza da ovest a est incrociando il Lambro al confine settentrionale del quartiere San Rocco. L'architetto e designer Gualtiero Galmanini è stato autore dei piani urbanistici della città di Monza nel XX secolo.
L'idrografia di Monza e della zona dei comuni confinanti è particolarmente complessa, sia per cause naturali, vista la cospicua presenza di fiumi, torrenti e fontanili, che formano un vero e proprio groviglio idrico, sia per questioni legate ai lavori di canalizzazioni e di deviazione dei corsi d'acqua eseguite dall'uomo, aventi il proprio inizio durante l'epoca romana, che hanno portato alla realizzazione di numerose rogge, canali e laghi artificiali. Visto che l'acqua è abbondante e facilmente raggiungibile, nel Monzese gli antichi Romani non realizzarono mai acquedotti.
I corsi d'acqua più importanti che interessano Monza e i comuni limitrofi sono i fiumi Lambro, Adda e Seveso, i torrenti Molgora, Certesa, Molgoretta, e il Canale Villoresi.
Monza è situata nel bacino della Pianura Padana ed è caratterizzata da un clima subcontinentale con una escursione termica annua minore di quella riscontrabile nelle città della bassa pianura padana, a causa della sua altitudine e della vicinanza alle Alpi.
Monza, al contrario della gran parte della Pianura Padana, ha un minore tasso di umidità che si attesta al 70%. Gli inverni monzesi sono quindi molto più freddi rispetto a quelli delle città costiere, senza però raggiungere gli estremi tipici dell'Europa centrale grazie alla latitudine più meridionale e alla protezione fornita dalla catena delle Alpi. Le estati invece sono calde e decisamente afose.
Nel complesso le precipitazioni nell'area monzese sono ben distribuite nel corso dell'anno anche se la stagione invernale registra periodi relativamente lunghi senza precipitazioni, con un minimo di circa 40Â mm a febbraio. Le stagioni intermedie sono piovose, specialmente il medio autunno e la primavera.
Prima degli anni novanta le nevicate invernali erano frequenti. Considerando il periodo che va dagli anni sessanta agli anni novanta del XX secolo, la "media nivometrica" della città di Monza (ovvero i centimetri totali medi annui di accumulo nevoso) è più bassa di quella di alcune città del nord-ovest e dell'Emilia (come Piacenza, Parma, Bologna, Torino), ma più elevata di altre città del nord-est (come Udine, Verona, Venezia) fermandosi a 25,2 cm annui in città .
Gli estremi termici di Monza sono generalmente di 30 °C le massime e le minime i -2 °C.
Di seguito è riportata la tabella con le medie climatiche e i valori massimi e minimi assoluti registrati nel trentennio 1971-2001 e pubblicati nell'Atlante Climatico d'Italia del Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare relativo al citato trentennio.
Secondo una leggenda, la regina Teodolinda, per riposarsi durante una battuta di caccia del re e della corte longobarda, si addormentò lungo la riva del fiume Lambro. In sogno avrebbe visto una colomba, simbolo dello Spirito santo, che le avrebbe pronunciato la parola modo, ad indicare che avrebbe dovuto dedicare quel luogo a Dio.
La regina a quel punto avrebbe risposto etiam, indicando la sua piena accondiscendenza al volere divino.
Dall'unione delle due parole modo ed etiam sarebbe poi quindi nato il nome della città : Modoetia.
L'episodio è narrato, insieme ad altri della vita della regina, nel ciclo di affreschi, eseguito nel XV secolo dai fratelli Zavattari, che decora interamente le pareti della Cappella di Teodolinda nel Duomo di Monza.
Urne e corredi funerari, armi, lucerne, spilloni, vasellame vario: questi ritrovamenti databili all'età del bronzo (circa II millennio a.C.) sono state scoperti sia nella provincia monzese che nell'attuale città sul finire del XX secolo: questi ritrovamenti oggi sono conservati nei depositi dei Musei Civici.
Documentata è anche la sicura presenza nella regione di comunità socialmente organizzate di origine celtica. Infatti la tribù celtica degli Insubri, valicate le Alpi, si era stabilita intorno a Mediolanum (Milano), dividendosi in numerosi villaggi, tra cui quello che sarebbe diventata l'odierna Monza.
Plinio il Vecchio descrive gli abitanti della zona come dediti alla pastorizia e all'agricoltura di rape, frumento e vite. Fiorente era l'allevamento di maiali grazie all'abbondanza di boschi di querce.
Nell'anno 222 a.C. i consoli romani Gneo Cornelio Scipione Calvo e Marco Claudio Marcello sottomisero i Celti insubri che tuttavia, pochi anni più tardi, si sollevarono all'arrivo di Annibale (218 a.C.).
Tornata nell'orbita di Roma nei primi decenni del II secolo a.C., la Gallia Cisalpina fu integrata con un diffuso insediamento di coloni e ottenne da Giulio Cesare la cittadinanza romana nel 49 a.C. (Lex Roscia).
Nella ripartizione di Augusto Modicia era inclusa nella Regio XI, il cui territorio corrispondeva all'antica Gallia Transpadana.
La città non era un municipio autonomo in quanto per la relativa vicinanza dipendeva dal municipio di Mediolanum; nodo stradale importante per le vie che collegavano Milano a Como e a Bergamo, la sua importanza cominciò a manifestarsi dalla fine del III secolo anche se il luogo continuò a mantenere un carattere essenzialmente agricolo.
Il nome latino della città era probabilmente Mòdicia (come testimonia la dedica incisa su di un'ara del II secolo dedicata ad Ercole dagli Juvenes Modiciates) anche se non lo si ritrova menzionato nei documenti né di età repubblicana, né imperiale.
Dai ritrovamenti archeologici si è trovato che il nucleo principale della città era sulla sponda destra del fiume Lambro verso il Duomo, e un secondo nucleo, forse più tardo, era sulla sponda sinistra verso l'odierna chiesa di San Maurizio.
Le due zone erano collegate dall'unico monumento tuttora rimasto della Monza romana: il ponte sul fiume Lambro detto "di Arena".
Il ponte sarebbe così chiamato perché si trovava nelle vicinanze di un luogo in cui i giovani praticavano attività ginnico-sportive; un'altra ipotesi si riferisce invece alla possibile esistenza di un piccolo anfiteatro, sulla riva sinistra del fiume, come suggerito dalla curva ellittica descritta dall'andamento dell'attuale via Vittorio Emanuele II.
Il ponte (che fu demolito nel XIX secolo per far posto all'odierno ponte dei Leoni) era lungo 70 m e largo 4, era composto di sette archi ribassati in cotto e serizzo, uno dei quali è tuttora visibile. Da qui passava la strada che da Milano conduceva a Lecco e a Bergamo.
Della Monza romana sono rimaste varie testimonianze quali ceramiche, grezze o dipinte, di uso quotidiano, are dedicate a Giove, Ercole e Mercurio, iscrizioni, sarcofagi, lapidi sepolcrali ed epigrafi di militari, commercianti e piccoli proprietari, spesso dai nomi celtici romanizzati.
Le fondazioni di un ninfeo tardo romano sono state risistemate nel giardino della cosiddetta casa dei Decumani, poco lontano dal luogo del ritrovamento avvenuto ad est della cappella del Rosario del Duomo. In una zona non molto distante poteva anche trovarsi un'area sepolcrale, poiché i relativi materiali lapidei di recinzione furono reimpiegati come pilastri della stessa casa dei Decumani.
Nell'ultimo periodo della decadenza dell'impero, nel 402, i Goti di Alarico saccheggiarono la regione Transpadana.
Alla disgregazione dell'impero romano Monza condivide le vicende dell'intera Italia che subisce lo stanziamento di nuovi popoli.
Dapprima gli Eruli di Odoacre, che depone l'ultimo imperatore romano (476).
Quindi gli Ostrogoti di Teodorico (493), che sceglie proprio Monza come una delle sue residenze e vi fa costruire un proprio Palatium magnum. Purtroppo del palazzo di Teodorico, peraltro menzionato da Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorum, non è rimasta traccia apparente.
Poi la guerra mossa da Giustiniano contro i Goti che porta alla riconquista bizantina dell'Italia (553).
Infine l'arrivo in Italia dei Longobardi (568), guidati dal loro re Alboino: la conquista longobarda si estenderà a larga parte del territorio italiano (Langobardia Maior e Langobardia Minor) e comporterà un ruolo storicamente importante per la città di Monza (Modoetia).
Non si hanno notizie storiche su Monza per tutto il periodo che intercorre tra la morte di Teodorico ed il regno di Autari che invece sarà , insieme a quello del suo successore Agilulfo, molto importante politicamente per la città .
Autari, terzo re in Italia dei Longobardi, aveva sposato, nel 589, Teodolinda, principessa cattolica bavarese, figlia del duca Garibaldo e di Valdrada principessa della stirpe longobarda dei Letingi.
Morto improvvisamente Autari nel 590, Teodolinda sposò in seconde nozze il duca di Torino, Agilulfo, incoronato re d'Italia. La coppia regale stabilì a Milano la propria capitale e a Monza la residenza estiva; Teodolinda si fece allora costruire un ricco palazzo a Monza. Anche di questa residenza regale non è rimasta traccia, se non nell'iscrizione sull'Evangeliario donato dalla regina alla chiesa di San Giovanni.
Teodolinda fece anche costruire, nel 595, vicino al suo palazzo e sulla riva del fiume Lambro un oraculum, cioè un luogo di preghiera, presto ampliato e dotato di molti ornamenti d'oro e d'argento: la prima basilica di San Giovanni Battista, adiacente al Palazzo Reale. Tutto ciò secondo la testimonianza dello storico longobardo Paolo Diacono (VIII secolo), che nella sua Historia Langobardorum scrisse:
Vestigia del tempio teodolindeo, quali muri del VI secolo, iscrizioni, lastre decorate a soggetto religioso si trovano tuttora a far parte dell'odierno Duomo, che forse ne comprende alcune navate. A lato dell'abside rimane anche una torre longobarda usata più tardi come campanile della Basilica e forse in origine posta a difesa dell'adiacente Palazzo Reale.
Papa Gregorio Magno, grazie all'influenza della regina, sostenne la conversione al cattolicesimo del popolo longobardo, ancora in gran parte pagano o ariano. Per incoraggiare e confermare la fede del popolo il papa donò una serie di oggetti di culto, molti dei quali, carichi di valore storico ed artistico, sono ancora oggi conservati nel museo del Duomo, insieme anche a numerosi oggetti d'arte di questo popolo: tra questi l'Evangeliario di Teodolinda, che papa Gregorio Magno donò nel 603 alla regina dei Longobardi.
Teodolinda morì nel 627 e venne sepolta nell'Oraculum.. Nel 1308 i suoi resti furono trasferiti in un sarcofago nella Cappella a lei dedicata.
Dopo Teodolinda la Chiesa monzese andò assumendo un'importanza spirituale e temporale sempre maggiore. A suo capo fu posto un "Diacono custode" (che successivamente, nell'anno 879, divenne "Arciprete"). In questo periodo la Basilica monzese e le sue terre furono prima soggette a "Principi", cioè a feudatari inviati dai re longobardi residenti a Pavia.
Più tardi l'Arciprete di Monza giunse ad associare il potere temporale a quello spirituale.
Nell'anno 774 i Longobardi di Desiderio sono sconfitti dai Franchi di Carlo Magno che riceve la Corona ferrea nel 775.
In seguito la città entrò nei domini del Sacro Romano Impero, pur con ampi margini di autonomia, e infine, dall'XI secolo, entrò nell'orbita di Milano.
Monza è stata inoltre sotto la signoria dell'illustre casato dei Principi Morigia alleati dei Visconti.
Libero comune nel XIII secolo, nel XIV secolo Monza entrò nei domini dei Visconti di Milano, dei quali seguì la sorte passando poi sotto il dominio della potente famiglia Durini di Milano in pieno periodo di occupazione spagnola. I Durini diedero alla città e a tutto il suo esteso territorio un impulso economico e culturale di grande rilievo, costruirono importanti edifici commissionati ai più importanti architetti del tempo, diedero vita a grandi campagne decorative nei loro palazzi così come nel Duomo, in cui operarono gli stessi artisti scelti dai Durini per il fastoso palazzo di Milano in via Durini. Vengono costruite le prime ville storiche monzesi.
Alla fine della guerra di successione spagnola (1713), il Ducato di Milano viene assegnato alla casa degli Asburgo d'Austria. Questo periodo storico corrisponde ad una stagione di rinascita della città , con un notevole sviluppo dell'agricoltura e dell'artigianato.
L'imperatrice Maria Teresa fa edificare per il figlio Ferdinando, Governatore di Milano, la Villa Reale (1777-1780). La scelta di Monza era dovuta, oltre che alla bellezza del paesaggio, anche alla posizione strategica e al fatto di essere facilmente collegata a Vienna oltre che per la sua vicinanza con Milano. La costruzione è compiuta in tre anni dall'architetto folignate Giuseppe Piermarini. I Durini furono determinanti oltre che per i rapporti che tenevano con gli Asburgo e per il prestigio della loro corte che tenevano a Monza di artisti e intellettuali a influenzare la scelta di Maria Teresa d'Austria a portare proprio in questa città la corte asburgica, edificandovi così la villa arciducale, ora chiamata Villa Reale. I Durini dominarono la città e il suo territorio fino alla fine del regime feudale.
A conclusione della campagna d'Italia di Napoleone Bonaparte (1796) il Ducato di Milano viene ceduto alla Repubblica Francese ed entra poi a far parte della Repubblica Cisalpina (che, nel 1802, diverrà Repubblica Italiana).
Invisa ai francesi come simbolo del potere aristocratico, la Villa di Monza viene venduta per essere demolita, ma le proteste dei cittadini ne ottengono la salvezza anche se l'abbandono provoca il degrado del complesso.
Due terzi degli ori e degli argenti del famoso Tesoro della basilica monzese vengono consegnati alla zecca di Milano, che li trasforma in monete per "rimborsare" le spese di guerra francesi. Bonaparte si impossessa anche dei tesori della basilica e dei libri della Biblioteca capitolare che vanno ad arricchire la Biblioteca nazionale di Francia. Invece la Corona ferrea viene lasciata provvisoriamente a Monza.
Nel 1805 la Repubblica Italiana diventa Regno d'Italia con capitale Milano. Il 26 maggio 1805 la Corona ferrea è a Milano per l'incoronazione di Napoleone, che da solo se la pone in capo, proferendo la famosa frase "Dio me l'ha data, guai a chi la tocca". Napoleone istituisce anche l'Ordine della Corona del Ferro.
Monza riceve il titolo di città imperiale. Viceré d'Italia è nominato Eugenio di Beauharnais che nell'agosto del 1805 si stabilisce n