la contea passò a vari feudatari fino ad arrivare nel 1580 alla famiglia Manrique de Lara, che mantenne controllo del feudo per 96 anni. Nel corso della prima metà del Cinquecento si ebbe inoltre a Novate Milanese la costruzione dell'oratorio dedicato ai santi Nazario e Celso, a fronte di un pio legato. Nel 1674, le terre di Novate furono scorporate dal feudo desiano e vendute alla Regia Camera Ducale, che immediatamente le rivendette alla famiglia Pogliaghi, dando vita a un nuovo feudo di Novate e Roserio.

Nel 1683, fu redatto un cabreo che descriveva le terre di Novate, offrendo informazioni sulla geografia locale della città, al quale seguì nel 1722 la compilazione del catasto di Carlo VI, il quale forniva dettagli sulle proprietà terriere e sulla configurazione urbana del comune.

Nel 1731, un'epidemia di vaiolo colpì la popolazione locale, causando tra essa 31 vittime, e negli anni seguenti la popolazione subì ulteriori diminuzioni in conseguenza di alcuni vicini eventi bellici, legati alla guerra di successione polacca. Nonostante questi eventi, la parrocchia di Novate continuava a essere visitata regolarmente dagli arcivescovi. Nel 1770, la popolazione di Novate ammontava a 970 abitanti e nel 1786 venne inaugurato un nuovo cimitero, distinto rispetto a quello annesso alla chiesa parrocchiale.

Età contemporanea

Nel periodo precedente all'Unità d'Italia, Novate Milanese subì consistenti trasformazioni dal punto di vista politico e sociale; a partire dalla fine del Settecento, in seguito a un decreto del governo austriaco, venne sciolta la Confraternita della Natività della Vergine e i suoi beni furono venduti, mentre nel 1800, con l'abolizione dei diritti feudali, Novate si liberò definitivamente da ogni vincolo feudale.

Durante il periodo napoleonico, la Lombardia conobbe vari cambiamenti, tra cui l'istituzione di diverse Opere pie locali, come l'Opera pia Bollini. In seguito alla seconda guerra d'Indipendenza, Novate entrò a far parte del Regno di Sardegna e, nel 1861, nel nuovo Regno d'Italia; tale evento portò l'anno seguente alla modifica del nome del paese che passò da Novate a Novate Milanese, al fine di evitare confusione con le omonime località lombarde.

Verso la fine del XIX secolo, Novate era ancora un centro agricolo, ma l'emigrazione verso le Americhe e l'espansione industriale, segnarono l'inizio di una fase di sviluppo. Negli anni successivi nacquero importanti cooperative edilizie e fu avviato un movimento operaio di stampo socialista. Il XX secolo portò Novate a un rapido sviluppo urbano e industriale, che poté specialmente consolidarsi dopo il termine della seconda guerra mondiale, periodo in cui la città osservò una significativa crescita demografica, come conseguenza dei fenomeni migratori interni all'Italia. Nella seconda metà del Novecento, la città fu interessata da una profonda espansione urbanistica con la costruzione di nuovi edifici sulle terre un tempo agricole e con la trasformazione delle preesistenti costruzioni rurali.

Simboli

Lo stemma e il gonfalone attuali sono stati concessi con DPR del 10 gennaio 1984.

Stemma

L'origine dello stemma è certa: esso ricalca fedelmente l'antico stemma dei Da Novate, famiglia originaria di Novate Milanese, nota già dal XIII secolo, il cui stemma risulta miniato a pagina 247 dello Stemmario Trivulziano.

Il primo stemma attribuito al comune risale al 1933, e fu proposto dal cavalier Francesco Forte dell'Archivio di Stato di Milano.

Tale stemma era blasonato come segue:

Questo stemma, tuttavia, nasceva sulla base di un errore nella ricerca araldica dei relativi elementi: essi si riferivano non alla famiglia Manríquez, in passato feudataria del comune, quanto piuttosto alla famiglia Mendoza, spagnola, che mai ebbe alcun rapporto con la città.

Nel 2004, in seguito alla concessione del titolo di città, lo stemma venne aggiornato con i relativi ornamenti.

Gonfalone

Il gonfalone munito del nuovo stemma avrebbe sfilato pubblicamente lungo le vie novatesi per la prima volta nel corso dell'anniversario della liberazione d'Italia del 25 aprile 1984.

Sempre un drappo d'azzurro era pure il precedente gonfalone del comune, concesso unitamente allo stemma con il Regio Decreto del 26 gennaio 1933.

Onorificenze

Monumenti e luoghi d'interesse

Architetture religiose

Chiesa dei Santi Gervaso e Protaso

La chiesa dei Santi Gervaso e Protaso è il più antico edificio religioso della città, con prime notizie certe risalenti al 1042. Dopo l'intervento del cardinale Carlo Borromeo nel 1573, la chiesa subì varie trasformazioni, per arrivare a presentarsi come un edificio a croce latina a tre navate con cappelle laterali, un campanile alto circa cinquanta metri e una vasta cripta sottostante. Al suo interno è conservato il dipinto a olio Natività della Vergine, realizzato nel 1618 da Camillo Procaccini raffigurante una scena della natività di Maria.

Chiesa della Sacra Famiglia

La chiesa della Sacra Famiglia è ubicata nella zona ovest della città ed è stata inaugurata il 4 luglio 1959. L'edificio, con tetto a falda e campata unica, presenta al suo interno una doppia serie di affreschi relativi rispettivamente all'Antico e al Nuovo Testamento a campata unica con tetto a falda, oltre ad una Via Crucis realizzata in terracotta. Nel piazzale esterno è presente dal 1966 una piccola grotta della Madonna di Lourdes. Nel 2017 è stata oggetto di un restauro esterno che ha portato alla realizzazione di una controfacciata in mattoni.

Chiesa di San Carlo Borromeo

La chiesa di San Carlo Borromeo serve il quartiere nord della città. Completata nel 1994, la chiesa è stata progettata dall'architetto Angelo Galesio e si presenta una navata unica con un'imponente vetrata nella parete di fondo. All'interno, oltre ad alcune opere d'arte volute da Giovanni Testori, è presente un imponente organo del 1828, restaurato e installato sopra l'altare.

Oratorio dei Santi Nazario e Celso

Colloquialmente noto con l'appellativo milanese Gesiö, l'oratorio dedicato ai santi Nazario e Celso fu costruito nel Cinquecento per volontà testamentaria del senatore ducale Bernardino Busti, colpito dalla peste nel 1529. L'edificio ha ospitato nei secoli diverse opere d'arte, fino a diventare proprietà comunale nel 1992 ed essere oggetto di un profondo restauro conclusosi nel settembre 2023 con la riscoperta di numerose peculiarità architettoniche e artistiche.

Architetture civili

Villa Metti

Ubicata in piazza Martiri della Libertà, nella parte sud del centro storico, la sua costruzione risale al XIX secolo. Villa Metti si presenta come un blocco lineare di due piani fuori terra con un portico in facciata, circondata su tre lati dal giardino e con il lato settentrionale, dove è posto l'ingresso principale, addossato agli edifici di via Repubblica.

La villa, dopo aver subito una serie di interventi di recupero, si presenta come un edificio a volume compatto, cui fanno da contrappunto il portico, la grande magnolia ed il giardino, quest'ultimo reso pubblico e visibile dopo la demolizione del muro di cinta. La villa rimane in uso, ospitando residenze e uffici privati.

Villa dell'Oca

Sita in via Bertola da Novate, nella parte nord-ovest del centro storico, la sua costruzione risale alla fine del XIX secolo. La villa si presenta come un edificio a pianta quadrata in un unico blocco composto da due piani fuori terra e circondata da un giardino, con ingresso sul lato est della via.

La struttura ha mantenuto un ottimo stato di conservazione, tanto per l'integrità strutturale, quanto per le decorazioni e gli elementi di pregio architettonico presenti sulle facciate esterne. Sulle pareti perimetrali trovano infatti posto le pregiate cornici marcapiano, la zoccolatura in pietra e gli angolari, oltre alle decorazioni sulle pareti e sui sottogronda, agli affreschi ed alle cassettonature lignee. Dopo i lavori di adeguamento eseguiti nel 2000 la villa è divenuta sede delle suore spagnole della congregazione di Santa Maria Josefa del Cuore di Gesù, occupate in opere di assistenza domiciliare ad anziani ammalati.

Villa Paracchi

Sita in via Repubblica, nella parte centrale del centro storico, con affaccio su piazza Pertini, la villa, costruita nel corso del XVII secolo, si presenta come un edificio di due piani fuori terra con pianta ad U su una corte interna con facciata concava nella parte centrale. La facciata principale della villa è inserita all'interno del fronte degli edifici che si affacciano sul lato sud di via Repubblica. Sul retro della villa, a partire dalla corte interna, si apre il giardino privato.

Pur non presentando particolari elementi di pregio sulle facciate esterne, la peculiarità della villa è rappresentata dalla concavità presente sulla facciata principale in corrispondenza dell'ingresso. Essa si presenta in utilizzo, ospitando residenze private nel corpo centrale e uffici nelle porzioni laterali.

Villa Reina

Ubicata in vicolo San Gervaso, nella parte orientale del centro storico, la sua costruzione risale al XVIII secolo. La villa si presenta come un edificio a due piani fuori terra con pianta a blocco quasi quadrato, con due brevi ali alle estremità formanti una esse; dalla porzione meridionale si estende il giardino privato della residenza. Una particolarità di villa Reina è data dalla presenza di un antico stemma araldico sulla facciata esterna, sopra al portone d'ingresso.

Villa Venino

Villa Venino sorge in Largo Padre Ambrogio Fumagalli, nel centro storico di Novate Milanese. Costruita nel XVII secolo, è composta da un blocco lineare con un triportico centrale, una torretta belvedere e ali minori che delimitano una corte secondaria. La struttura è stata restaurata ed è divenuta sede della biblioteca e di alcuni uffici comunali, insieme a residenze private. Il giardino, intitolato a Lidia Conca, ospita alcune piante secolari, ed è stato restituito alla cittadinanza nel 2010. La villa era in origine di proprietà della famiglia Venini, nel 1877 divenuta Venino, e in seguito ceduta al comune di Novate Milanese e parzialmente a privati. In origine, l'immobile era inserito in un contesto produttivo agricolo, incentrato specialmente nella coltivazione di asparagi, granoturco e frumento.

Villa Testori

Ufficialmente Casa Testori, per avere dato i natali a Giovanni Testori, la villa sorge in prossimità del centro cittadino, accanto alla omonima fabbrica. La villa rappresenta il luogo dove Testori ha trascorso gran parte della sua vita e dove hanno preso corpo alcune delle sue più importanti produzioni.

La villa è stata chiusa nei primi anni Novanta, ed è stata eccezionalmente aperta nel 2003, nel periodo in cui si sono svolte le iniziative commemorative del decennale della scomparsa dello scrittore. Villa Venino ha infatti ospitato per un mese la significativa esposizione del grande ciclo dei Pugilatori, dipinti da Testori nei primi anni Settanta ed esposti nel luminoso salone della casa: sulle pareti dello scalone, che interrompe il corridoio, campeggiavano dipinti con grandi mazzi di dalie; nel corridoio scuro che dà accesso al salone, erano esposti i piccoli quadri con i ciclamini del 1971. Dopo una stanza di disegni, acquarelli e foto legati al tema dei "Pugili", il percorso si concludeva con un approfondimento sulla storia della casa e della famiglia Testori ed una ricostruzione delle raccolte di dipinti ospitate dalla villa nel corso degli anni. È in seguito divenuta sede dell'omonima associazione culturale.

Altro

Torre dell'acquedotto

È stata progettata dall'ingegnere Emilio Noè il 30 agosto 1933 e realizzata su appalto del consorzio per l'acqua potabile ai comuni della provincia di Milano, per migliorare l'approvvigionamento idrico da parte dei cittadini novatesi, che fino ad allora avveniva attraverso i pozzi domestici che traevano acqua dalla falda più superficiale, soggetta a gravi inquinamenti. Esteticamente, la costruzione assume il caratteristico aspetto di torr