capoluogo Rivarolo, all'interno della Repubblica Ligure. Dal 28 aprile del 1798 con i nuovi ordinamenti francesi, Larvego divenne capoluogo del V cantone della giurisdizione della Polcevera e dal 1803 centro principale del II cantone della Polcevera nella giurisdizione del Centro. Annesso al Primo Impero francese, dal 13 giugno 1805 al 1814 venne inserito nel dipartimento di Genova.
Nel 1815 fu inglobato nel Regno di Sardegna, così come stabilito dal congresso di Vienna del 1814, e successivamente nel Regno d'Italia dal 1861. Dal 1859 al 1926 il territorio fu compreso nel XIV mandamento di Pontedecimo del circondario di Genova dell'allora Provincia di Genova.
Fino all'Ottocento l'ente comunale aveva il nome di Larvego, ed aveva sede nella omonima frazione; assunse il nome attuale con il suo trasferimento nel 1871 nell'attuale capoluogo. Durante la seconda guerra mondiale tanti furono i partigiani di queste valli che contribuirono con il loro sacrificio alla liberazione d'Italia. In particolare, l'eccidio di Cravasco prende il nome dalla frazione omonima, presso il cui cimitero furono fucilati per rappresaglia diciassette antifascisti.
Dal 1973 al 31 dicembre 2008 ha fatto parte della Comunità montana Alta Val Polcevera e, con le nuove disposizioni della Legge Regionale nº 24 del 4 luglio 2008, ha fatto parte fino al 2011 della Comunità montana Valli Genovesi Scrivia e Polcevera.
Simboli
- Stemma
- Gonfalone
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con il decreto del presidente della Repubblica del 20 febbraio 1996.
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
- Chiesa parrocchiale di San Bernardo nel capoluogo.
- Chiesa parrocchiale di San Bartolomeo situata presso la frazione di Cravasco.
- Chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo nella frazione di Gallaneto.
- Cappella di Nostra Signora delle Grazie nella frazione di Gallaneto. Fu per la volontà del locale sacerdote Giuseppe Paganini che nel 1821 venne edificato il nuovo luogo di culto, in sostituzione di una precedente edicola votiva.
- Chiesa parrocchiale di San Rocco nella frazione di Gazzolo.
- Chiesa parrocchiale di Sant'Andrea nella frazione di Isoverde.
- Cappella di Nostra Signora delle Grazie nella frazione di Isoverde, del XIX secolo.
- Chiesa parrocchiale di San Siro nella frazione di Langasco.
- Cappella di Nostra Signora delle Grazie nella frazione di Langasco, risalente alla metà del XVIII secolo.
- Cappella di San Gottardo nella frazione di Langasco, del XVII secolo.
- Chiesa parrocchiale di Santo Stefano nella frazione di Larvego.
- Cappella di Nostra Signora delle Grazie e San Giuseppe nella frazione di Larvego. Il primo impianto potrebbe essere stato risalente al XVII secolo; l'odierna cappella è il frutto di una ricostruzione avvenuta nella seconda metà dell'Ottocento a seguito di una scossa di terremoto che danneggiò la struttura agli inizi del XIX secolo.
- Cappella di Nostra Signora di Pompei nella frazione di Larvego, costruita agli inizi del Novecento.
- Chiesa parrocchiale dell'Ascensione di Nostro Signore nella frazione di Pietralavezzara.
- Cappella di Nostra Signora della Guardia nella frazione di Pietralavezzara, databile all'Ottocento.
- Cappella di San Rocco nella frazione di Pietralavezzara, databile tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento.
Architetture civili
- Palazzo Balbi nel capoluogo. Edificato tra il 1590 e il 1595 ad opera del marchese Costantino Pinelli è oggi sede del municipio e di due musei civici. Si attribuisce il merito dell'acquisto del palazzo all'allora sindaco Parodi Giovanni Mario che, con i fondi comunali acquistò il palazzo rendendolo la nuova sede comunale. Nel palazzo soggiornò papa Pio VII nel 1815; dalla finestra più elevata impartì la benedizione alla popolazione. L'evento è testimoniato in una lapide murata all'ingresso posta nel 1923.
- La "saliera" nel capoluogo. Costruito nel XVII secolo dalla famiglia D'Amico come deposito del sale, da cui deriverebbe la denominazione "La Saliera", si presenta in un edificio quadrangolare a corte su due piani. Il sale fu molto importante per l'economia di Campomorone, ma soprattutto per la Repubblica di Genova che ne aveva il monopolio. Il deposito fu anche usato come magazzino per merci varie. Il torrione della saliera, chiamata nel dialetto locale sáia, è sicuramente la testimonianza di un edificio già esistente costruito con forma irregolare in pietra di fiume. Il piano superiore era destinato alla sosta e riposo del personale del deposito, i cui membri erano detti in loco stapulieri