t;/i>, Ezio Giacich e Antonio Sant'Elia, architetto medaglia d'oro al valor militare incaricato di progettare il cimitero della Brigata Arezzo in città .
Uscita dal conflitto gravemente danneggiata, Monfalcone e le sue industrie furono rapidamente ricostruite dalle nuove autorità italiane e il bilancio demografico, tragicamente crollato da 11 000 abitanti a 3 000 durante la guerra, ebbe nuova ricrescita. L'economia locale fu nuovamente trainata dall'ascesa della cantieristica, frenata solo nel periodo della crisi del 1929. Amministrativamente, la cittadina ed il suo circondario furono inclusi nella neo-costituita provincia di Trieste.
Nel periodo tra le due guerre, e in particolare durante l'ascesa di Benito Mussolini, Monfalcone fu ancora una volta caposaldo di un'importante battaglia sociale svolta da fronti antifascisti nati tra le mura del cantiere navale. Contestualmente, nel 1929, la crescente presenza di operai ivi impegnati dettò l'esigenza di creare nuovi spazi abitativi facendo nascere il villaggio di Panzano.
Con l'inizio della Seconda Guerra Mondiale, e in particolare dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, la città fu inclusa nella Zona d'operazioni del Litorale adriatico e occupata dalle truppe naziste. Tuttavia anche nella zona di Monfalcone si organizzò precocemente la lotta di resistenza ai nazifascisti, concentrata in particolar modo sul Carso. Venne infatti costituita la Brigata Proletaria, dipendente dal CLNAI e formata in gran parte dalla classe operaia dei cantieri e dalla popolazione slovena del circondario.
A partire dal 19 marzo 1944 la città e gli stabilimenti industriali furono più volte bombardati e gravemente danneggiati.
Il 1º maggio 1945 Monfalcone fu raggiunta dal IX Korpus dell'esercito jugoslavo del nell'ambito della cosiddetta corsa per Trieste. Nel tardo pomeriggio dello stesso giorno giunsero nella città provenienti dal Veneto gli uomini 2ª divisione neozelandese che qui s'incontrarono con gli jugoslavi prima di proseguire alla volta del capoluogo giuliano. Monfalcone rimase sotto occupazione titina sino al 12 giugno 1945, data in cui l'amministrazione della città passo nelle mani degli Alleati sino al settembre del 1947, trovandosi ad est della linea Morgan.
Nell'immediato dopoguerra fu avviata una rapidissima ricostruzione dei cantieri navali, usciti distrutti dal conflitto. In contemporanea gran parte dei cantierini, di fede comunista, emigrarono verso la Jugoslavia per fornire manodopera alla cantieristica locale. Il vuoto lasciato dalla partenza di questi operai, che dopo la rottura di Tito con il Cominform andranno incontro ad un tragico destino, venne presto colmato dai lavoratori istriani e fiumani che affluirono numerosi in città . Gli anni del secondo dopoguerra furono segnati da un clima di costante tensione tra il fronte filo-italiano e quello comunista filo-jugoslavo che culminò anche in gravi fatti di sangue.
La situazione migliorò con l'entrata in vigore del trattato di Parigi del 1947, che assegnarono definitivamente la città all'Italia. Il 15 settembre 1947 Monfalcone passò sotto l'amministrazione italiana e fu inclusa nella provincia di Gorizia.
Da allora, Monfalcone ha incontrato una ripresa economica importante, consolidando le realtà industriali presenti e facendone nascere di nuove, soprattutto nell'ambito navale, metalmeccanico, chimico, siderurgico ed elettromeccanico; questo sviluppo ha creato grande attrattiva sociale, diventando di fatto meta di immigrazione di lavoratori di molte etnie che hanno garantito una crescita demografica significativa.
Stemma:
Stemma riconosciuto con D.C.G. del 1º aprile 1937.
Il gonfalone, concesso con regio decreto del 22 maggio 1942, è un drappo di azzurro.
Monfalcone dal 1937, gode del titolo di città .
Monfalcone è tra le città decorate al valor militare in quanto insignita della Medaglia d'Argento al Valor Militare per i sacrifici della sua popolazione sia durante la prima guerra mondiale, quando fu quasi completamente rasa al suolo, sia durante la seconda guerra mondiale, quando subì l'occupazione ad opera delle truppe tedesche e, successivamente, quella ad opera dei soldati Jugoslavi di Tito.
La rocca è senza ombra di dubbio il principale monumento di Monfalcone, sovrastando la città dalla vetta del Monte Falcone in posizione tale garantire una vista ottimale sulla pianura circostante.
Si ritiene essere stata edificata nel 490 da Teodorico re degli Ostrogoti; tuttavia, ebbe una struttura tangibile dopo la ricostruzione dovuta ai patriarchi di Aquileia in epoca medievale. Ulteriori lavori di rinforzo che ne determinarono la struttura attuale furono eseguiti sotto il governo della Serenissima, specialmente per la difesa contro gli assedi turchi. Segni tangibili del controllo veneziano sono, ad esempio, la presenza del leone di San Marco, posto sopra l'accesso principale.
La rocca ha risentito di pesanti danneggiamenti durante le guerre mondiali ed è stata oggetto di preciso restauro svolto attorno alla metà degli anni '50.
Oggi la rocca è circondata da un piccolo fossato ormai prosciugato e si presenta come una struttura in pietra carsica con cinta muraria circolare, dotata al suo interno di un mastio a pianta quadrata.
Nei suoi locali interni, dal 1970 è allestito un museo speleologico e paleontologico.
I rilievi carsici antistanti Monfalcone sono, già dalla preistoria, luogo di dimora di uomini primitivi. Ne sono chiara testimonianza i resti di antichi castellieri ritrovati sopra l'attuale abitato, di periodo compreso tra l'età del bronzo e quella del ferro.
Attualmente sono visibili le rovine di 5 diversi castellieri, tutti su quote diverse e in comunicazione visiva tra loro ad un'altitudine di circa 60 m s.l.m. Sono generalmente riconoscibili parti delle cinte murarie costituite da un muro a secco di pietre carsiche alto circa due metri.
La città di Monfalcone, data la vicinanza ad Aquileia, in epoca romana è stata notevolmente caratterizzata da architetture e servizi tipici dell'epoca. Sul territorio comunale sono stati rinvenuti numerosi resti di ville signorili romane, molte delle quali oggi completamente distrutte, che si affacciavano sul Lacus Timavii, uno specchio d'acqua incastonato tra le foci del Timavo e dell'Isonzo, nella zona attuale del Lisert.
Altro esempio plausibile di peculiare architettura romana ancora presente sul territorio è rappresentato dalle terme. Edificate in antichità , si ha testimonianza diretta delle terme dalla Tavola Peutingeriana sulla quale l'edificio compare. La funzionalità dell'edificio continuò fino alla decadenza di Aquileia nel 452. Le terme vennero nuovamente riattivate nel 1433, trovando sede definitiva appena nel 1840, periodo nel quale ricevettero le lodi di Sir Richard Francis Burton nel suo saggio Aqua dei et vitae.
Subirono pesanti danneggiamenti durante le guerre mondiali, cadendo in uno stato di abbandono. Sono state rilanciate nel 2014, riacquistando la loro funzionalità .
Nell'area dell'attuale stabilimento sorge una piccola zona archeologica nella quale sono visibili i resti delle antiche terme.
Chiesa della Beata Vergine del Rosario
La Chiesa della Beata Vergine del Rosario è ubicata nella zona centrale di Monfalcone, vicino al Duomo di Sant'Ambrogio, e dedicata alla Beata Vergine del Rosario. Viene aperta nelle celebrazioni della Madonna del Carmine, di Santa Rita e del Santissimo Rosario. Un centinaio di metri dall'attuale chiesa vi era una chiesetta cinquecentesca omonima, andata distrutta durante la prima guerra mondiale, i bombardamenti hanno distrutto gran parte delle opere che essa conteneva. M alcune opere si salvarono, ad esempio la statua della Madonna, ora situata sul capitello in via IX giugno, il rosone istoriato e il leone marciano, posti sulla facciata della nuova chiesa. Quest'ultima, infatti, fu costruita soltanto nel Primo Dopoguerra e fu ristrutturata completamente nel 1985.
Il santuario della Beata Vergine Marcelliana rappresenta il luogo di culto più antico della città .
L'edificazione del primo santuario, costituito da una piccola cappella dedicata alla Madonna, è da far risalire al 1386, anno in cui la terribile epidemia di peste colpiva la zona. In quegli anni, secondo la tradizione, una barca alla deriva con una statua della Madonna giunse sino al luogo dell'attuale santuario, incoraggiando il vescovo di Aquileia Marcelliano a edificare un luogo di culto.
Il santuario, negli anni, ha subito numerose ricostruzioni: fra il 1360 e 1364 fu distrutto dalle invasioni turche e quindi successivamente ricostruito, mentre nel XVI secolo fu ampliato e abbellito di numerosi affreschi. L'attuale chiesa risale al 1844 ed è abbellita da alcuni affreschi del 1943, tra cui quello che rappresenta l'arrivo della barca con la Madonna. La statua della Madonna, una delle più antiche sculture di tale soggetto (di età tardoromanica), è conservata sull'altare principale, mentre è di altrettanto valore storico l'acquasantiera presente all'ingresso, datata 1547.
La basilica di Sant'Ambrogio è il duomo cittadino. La chiesa è stata insignita del titolo di basilica minore nel 1940 da papa Pio XII.
L'edificio attuale è nato dalla ricostruzione del duomo dopo la distruzione del precedente dovuta alle ostilità del primo conflitto mondiale, che hanno comportato la perdita di opere artistiche di significativo pregio storico.
Per la ricostruzione, venne presentato un progetto dall'ingegner Dante Fornasir, già progettista del quartiere di Panzano, che prevedeva lo spostamento dell'edificio nella posizione attuale dinanzi l'asse viario di via Fratelli Rosselli. L'edificazione dell'edificio terminò con la consacrazione nel 1929, mentre il campanile fu eretto nella posizione attuale, alle spalle del duomo, solo nel 1958.
L'edificio è costruito secondo uno stile architettonico neoromanico secondo il progetto degli architetti romani Benigni e Leoni, scelto per rispecchiare lo stile romanico dell'antico duomo.
Nel centro storico trova luogo il cosiddetto "palazzetto veneto", struttura di origine veneta edificata nella metà del XV secolo come sede del podestà e del Rappresentante del pubblico. Testimonianze dell'epoca suggeriscono che fosse sede di una guarnigione e fungesse anche da piccola prigione.
La funzione del palazzetto negli anni è stata varia, tra cui anche canonica del duomo fino al 1962, anno in cui venne acquistato dal comune che lo restaurò secondo gli stili originari e lo adibì ad edificio di fruizione pubblica.
Sul confine tra Monfalcone e Ronchi dei Legionari è presente un monumento dedicato a Gabriele d'Annunzio. Il monumento, costituito di una colonna romana, è stato inaugurato nel 1960 per commemorare la partenza dei legionari per l'impresa di Fiume, dai quali il comune di Ronchi di Monfalcone ha suc