Cervia (ZÃria o ZÃrvia in romagnolo) è un comune italiano di 29 005 abitanti della provincia di Ravenna in Emilia-Romagna.
Località balneare e termale della Riviera romagnola con vocazione tradizionale alla marineria e alla pesca, la sua storia è molto legata alla produzione del sale.
La città si trova sulla costa del mar Adriatico, 20 km a sud di Ravenna, ad un'altitudine di 5 m s.l.m. Tra Milano Marittima, Cervia, Pinarella e Tagliata si trova una pineta di circa 260 ettari, di cui 27 facenti parte del parco naturale. Insieme alla riserva naturale delle saline, che occupa una superficie di 827 ettari, in cui nidificano avocette, cavalieri d'Italia, garzette e germani e transitano i fenicotteri rosa, va a costituire la stazione sud del Parco regionale del delta del Po. La parte nord del territorio comunale è bagnata dal fiume Savio che segna il confine con il comune di Ravenna.
Cervia dispone di più di 9 km di spiagge. I controlli periodici sulla purezza dell'acqua, effettuati periodicamente da ARPA, hanno garantito alla città la Bandiera Blu della Foundation for Environmental Education, per la ventunesima volta nel 2016.
I livelli di queste acque reflue sono stati sempre ottimali negli ultimi anni, tranne qualche piccolo rilevamento del 2002 e 2004 che ha fatto scattare gli allarmi; alle verifiche successive la qualità delle acque era tornata subito entro la norma.
Ultimamente, in estate si è talvolta presentato il fenomeno dell'eutrofizzazione, con conseguente venuta a riva della mucillagine, che dal 1729 (prima documentazione storica) ha colpito le acque del Mar Adriatico 26 volte.
In base alla media trentennale di riferimento (1982-2012) la temperatura media del mese più freddo, gennaio, risulta 3,1 °C; quella del mese più caldo, 22,7 °C.
Le precipitazioni medie annue, inferiori ai 700Â mm e distribuite mediamente in 78 giorni, presentano un minimo relativo in inverno e in tarda primavera e un picco moderato tra l'estate e l'autunno, in un contesto di una distribuzione quantitativa annuale piuttosto regolare.
La temperatura media dell'acqua marina nella stagione estiva risulta così distribuita:
Il nome più antico di un centro abitato della zona è Ficocle, attestato con certezza solo dal V secolo d.C., cioè intorno alla fine dell'Impero Romano. Il nome sembra ignoto alla maggior parte degli scrittori antichi, potrebbe inoltre riferirsi a una località vicina ma non coincidente con l'antica Cervia. Sul toponimo l'abate gesuita Pietro Antonio Zanoni che, nel suo "De Salinis Cerviensibus", scrive:
Quindi Phicocle deriverebbe dal greco φῦκος, "alga", e da κλÎος, "fama"; come a dire luogo celebre per l'alga marina. Essa nasce spontaneamente ed in abbondanza lungo tutti i canali, soprattutto in quelli dello stabilimento salifero, nel cui mezzo verosimilmente giaceva Ficocle. I cervesi chiamano quest'erba popolarmente biso, un'erba sottile, capillacea simile al fieno; una volta all'anno viene estirpata dai canali delle saline perché sia libero il corso delle acque.
Il nome attuale di Cervia si afferma nel X secolo.
L'ipotesi più accreditata lo collega alla parola latina acervus, che significa "cumulo", "mucchio" e si riferirebbe in questo caso ai mucchi di sale. Infatti proprio a partire dai secoli immediatamente precedenti (VIII-IX secolo) era nata (o rinata) l'attività di produzione del sale nelle vicine paludi, convertite in saline.
Il più antico ritrovamento umano nella zona è avvenuto nella frazione Montaletto: molto probabilmente si tratta di un accampamento di pastori dell'Età del bronzo risalente a circa 3 000-1 000 anni prima di Cristo.
Le saline erano probabilmente già attive in età etrusca, come indicherebbero ritrovamenti in occasione di lavori urbanistici effettuati negli ultimi anni. È possibile che esistessero degli alloggi, o forse degli insediamenti, per gli addetti alle saline, anche stagionali; i ritrovamenti indicano una certa densità abitativa già nel I secolo a.C.
Fino a tutta l'età romana la città mantenne il nome di Ficocle, ma non se ne conosce l'ubicazione esatta. Fu distrutta dall'esarca Teodoro nel 709 e in seguito edificata come città fortificata, all'interno dell'area delle saline. I due toponimi Ficocle e Cervia, che inizialmente indicavano, secondo l'ipotesi più accreditata dello storico Guido Achille, la città e il suo porto, dopo la riedificazione confluirono nel secondo.
Il cristianesimo si diffuse a Cervia provenendo dalla vicina Ravenna. A partire dal V secolo alcuni atti scritti fanno riferimento alla città di Ficocle, pur senza fornire descrizioni. Gli atti del sinodo indetto a Roma nel 499 da papa Simmaco registrano fra i partecipanti Geronzio, vescovo di Ficocle. È il primo vescovo della città citato in un documento storico. Geronzio, mentre faceva ritorno alla propria diocesi fu ucciso presso Cagli, e successivamente dichiarato santo; di tale morte si ha menzione nel martirologio. I Bollandisti riportano la vita di San Geronzio, seppure con esclusivo riferimento a Cagli.
Documenti riportano poi che l'11 gennaio 595, morto l'arcivescovo di Ravenna Giovanni II Romano, il suo successore Mariniano si fregiava anche del titolo di vescovo di Ficocle. Nello stesso anno, il chartularius Maurizio, appoggiando una rivolta di soldati a Roma, entrò in conflitto con l'esarca di Ravenna Isacio, fu sconfitto, catturato, portato in Romagna e decapitato in loco cui Ficundae nomen est (Ficocle), a dodici miglia da Ravenna.
Da quell'epoca fino al 649 non si ha altra notizia se non che al tradizionale sinodo di Roma, che si teneva ogni anno per Pasqua, parteciparono i rappresentanti dell'arcivescovo di Ravenna e molti vescovi sufffraganei dell'arcidiocesi, tra i quali è menzionato Bono vescovo di Ficocle.
Nel 709 Ficocle subì la sorte solitamente destinata ai vinti. Narrano gli storici che in quell'anno l'imperatore bizantino Giustiniano II ordinò a Teodoro, stratego di Sicilia, di portarsi immediatamente a Ravenna per sottomettere alla Chiesa di Roma l'arcivescovo Felice, reo di essersi ribellato. L'arcivescovo e il suo seguito, venuti a sapere della cosa, chiesero soccorso a tutte le città della Flaminia, e a tutto l'Esarcato, e alle chiese suffraganee, tra le quali sono nominate: quella ficoclese, quella comacchiese, quella di Forlimpopoli e quelle di Cesena, d'Imola e di Faenza. Tomaso Tomai, storico di Ravenna, narrando di questo avvenimento scrisse:
Fu in questa circostanza che Altobello Laschi, valoroso cittadino di Ficocle, andò con una milizia in soccorso di Ravenna e combatté l'esercito di Teodoro facendogli perdere molti uomini, ma questo sforzo fu di poco aiuto contro il numero dei soldati imperiali, di molto superiore alle sue poche forze. Il risultato che ne seguì fu il saccheggio della città di Ravenna. Teodoro, a questo punto, si rivolse contro la cittadina romagnola e, poiché gli abitanti erano venuti a sapere dell'imminente sterminio ed erano fuggiti dalla città , trovandola vuota, si accanì contro le mura e la distrusse sin dalle fondazioni. La popolazione fuggiasca si insediò quindi al centro delle saline, edificandovi un nuovo abitato che con il tempo prese il nome di Cervia.
I primi documenti su Cervia risalgono all'Alto medioevo, verso il X secolo e riguardano soprattutto le sue saline, è infatti in questo periodo che probabilmente termina la trasformazione della palude in un bacino salifero e la produzione salifera va a regime. La dipendenza della sede vescovile di Cervia è, nei confronti di quella di Ravenna, sia patrimoniale che ecclesiastica fino almeno a tutto il XI secolo.
Agli inizi del XIII secolo Cervia passò diverse volte di mano tra Ravenna, Forlì e Bologna. Nel 1233 la potente famiglia Orsarola, attraverso il Vescovo Giovanni Orsarolo, tentò di assumere la signoria su Cervia sottraendo i cerviensi dall'obbligo del tributo all'arcivescovo di Ravenna, ma i ravennati invasero Cervia, occuparono il palazzo vescovile e sottrassero l'archivio riportando Cervia sotto al controllo di Ravenna.
Nel 1241 essendo sotto al dominio di Forlì Cervia chiamò i Veneziani a liberarla e rimase sotto al loro dominio fino al 1253 quando fu occupata dai Bolognesi e poco dopo ripresa ancora dai forlivesi. Nel 1274 i cerviensi, stanchi di queste beghe tra comuni vicini, offrirono dedizione alla vicina Repubblica Veneta, rappresentata dal Doge Lorenzo Tiepolo e quindi fu retta da un pretore-capitano fino al 1316.
Cervia compare nella Divina Commedia. Nell'ottava bolgia dell'ottavo cerchio, Guido da Montefeltro (†1298) chiede a Dante come stanno le città di Romagna. Il poeta gli risponde:
Il XIV secolo è un periodo travagliato in cui si assiste al passaggio dei Comuni italiani alle Signorie. A Cervia è la locale famiglia Leoni che cede il controllo della città ai signori di Ravenna Da Polenta. Nel 1383 Cervia viene presa dai Malatesta, signori di Rimini e di parte della Romagna.
Dal 1441 con la deposizione di Ostasio III da Polenta, Cervia come Ravenna, entrano nei domini veneziani, anche se per qualche anno rimane a reggerla un podestà locale, nel 1462 è un Domenico Malatesta. Solo dal 1463 incomincia la presenza di nobili veneti con la carica di podestà , visdomino o provveditore.
Nel 1509, travolta dalla Guerra contro la Lega di Cambrai, la Repubblica di Venezia è costretta a rendere la Romagna al Papa nel tentativo di rompere il potente schieramento avversario e cambiare l'assetto delle alleanze. Così nel maggio 1509 Cervia passa sotto allo Stato della Chiesa.
Le prime immagini di Cervia sono di alcune mappe del XV secolo in cui appare come una città fortificata e circondata dalle saline. Ha tre ingressi collegati alla terraferma da ponti levatoi, un Palazzo Priorale, ben sette chiese e una rocca difensiva voluta, secondo la leggenda, da Barbarossa.
A partire dal XVI secolo le coste cervesi furono minacciate dalle incursioni dei pirati di stanza nei porti del Nordafrica (i «corsari»), all'epoca territorio dell'Impero ottomano. Le incursioni avevano come scopo la razzia sia di beni materiali che di esseri umani. Le persone fatte prigioniere venivano vendute come schiave nel porto di Algeri. Cervia fu attaccata perché famosa soprattutto per le sue saline. La città risentì notevoli danni. Il primo avvistamento di una nave piratesca affacciata sul porto di Cervia risale al marzo 1573. Nel 1581 si ebbe il primo rapimento di uomini, nell'attacco a un naviglio che tornava da Venezia. L'equipaggio, dopo la cattura, fu portato a Valona (in territorio ottomano), poi condotto ad Algeri. Anche durante il XVII secolo la minaccia corsara incombette su Cervia.
In quel periodo la vita dei cervesi peggiorò anche a causa delle funeste condizioni ambientali. I canali che attraversavano la città e alimentavano le saline erano salmastri ed era scarsa l'acqua potabile. L'area che circondava le saline era dominata da acquitrini, detti "valli", ed era diffusa la zanzara portatrice della malaria. La crisi del XVII secolo colpì pesantemente Cervia, riducendone gli abitanti a poche centinaia. Si cominciò a pensare al trasferimento dell'abitato vicino alla costa, in una posizione geografica più salutare. Finalmente, nel 1689 il potere politico prese una prima decisione. Il Tesoriere della Legazione di Romagna, Michelangelo Maffei, fece costruire sull'argine del corso d'acqua che oggi costituisce il porto canale una torre per difendere il porto dagli attacchi dei corsari. Egli stesso la fece intitolare a San Michele. Sulla sommità furono posti due cannoni e una campana da suonare in caso di avvistamento di navi corsare. Per assicurare lo stivaggio del sale prodotto nelle saline, nel 1691 fu costruito, adiacente alla Torre San Michele, un magazzino del sale ("Magazzino Torre"). Era un edificio massiccio, in mattone, con pochi ingressi e particolarmente ampio internamente, in modo da potere contenere enormi quantitativi di sale, fino a 13 000 tonnellate.
Successivamente, il 9 novembre 1697, papa Innocenzo XII firmò il decreto di costruzione della città nuova, posta ad oriente in direzione della linea di costa, in un luogo più salubre, lontano dalle saline ma col vantaggio di trovarsi adiacente al porto. Il documento indicava esattamente il numero delle case da costruire, la posizione della Cattedrale, del Palazzo Vescovile e delle carceri per una spesa complessiva di 35-40 000 scudi. La città fu costruita come una fortezza: era interamente circondata da mura difensive. Le porte di accesso erano solamente due, e venivano chiuse tutte le sere. All'interno, ampio spazio fu lasciato per il Magazzino del Sal